Nei primi secoli dell’Impero la Via Appia era una strada molto frequentata non solo dai viaggiatori ma anche dalle moltitudini di pellegrini richiamati dai santuari cristiani appena fuori le mura cittadine, sorti nei pressi delle catacombe in cui erano custodite le tombe di martiri e Papi.
Le catacombe di San Callisto, le più grandi e importanti di Roma, con 19 km di gallerie a 20 m di profondità, o quelle di San Sebastiano, da cui proviene il termine stesso catacomba (ad catacumbas, presso le cavità, come veniva originariamente chiamato questo sito per la presenza di cave di tufo), sono delle vere e proprie città sotterranee scavate nel tufo, ancora perfettamente conservate, con loculi e tombe affrescate appartenenti a persone comuni e importanti personaggi del passato.
Intorno al IV secolo, però, l’Appia cominciò a risentire del decadimento a cui si avviava Roma stessa: guerre e invasioni, come quelle di Alarico nel 410 e di Genserico nel 455, fecero sparire metalli e ornamenti preziosi dai monumenti, vasti terreni vennero inghiottiti e resi inservibili dalle acque stagnanti, l’agricoltura regredì e si diffuse la malaria portando abbandono e saccheggi. Durante l’assedio del 537 d.C., i Goti tagliarono tutti gli acquedotti che portavano acqua alla popolazione. I corpi dei martiri furono spostati all’interno della città e si crearono nuovi santuari e basiliche, mentre chi sbarcava a Brindisi, giunto a Capua, preferiva raggiungere Roma per altre strade, non osando avventurarsi su un tracciato così infido e paludoso.
Questo stato di abbandono ha caratterizzato l’Appia fino al VI secolo, quando la Chiesa ha acquisito il possesso della campagna romana proveniente dai beni degli imperatori. Dall’VIII secolo vennero istituite le Domuscultae, piccoli centri sparsi tra una strada consolare e l’altra al fine di difendere il Papato da eventuali attacchi nemici e con lo scopo di espandere la dottrina cristiana fra il popolo di contadini ancora legati ai culti pagani. Questi nuclei erano completamente autosufficienti poiché costituiti da casali, torri, chiesa, alloggi, stalle, mulini e orti, ma dipendevano strettamente dall’amministrazione della Chiesa di Roma, esercitata tramite i propri funzionari. Per tre secoli l’Appia costituì l’accesso a numerosi di questi complessi rurali sorti nella campagna ai margini della strada per lo sfruttamento della terra con orti e vigne, cuore della produzione agricola del tempo.