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Sito ufficiale Parco Archeologico dell'Appia Antica

«Appia, patrimonio ad alto rischio»

di Paolo Fallai,
Corriere della sera, 05 marzo 2005.

A guardare bene i numeri, il grido di dolore dell’archeologa Rita Paris – «siamo accerchiati dai condoni» – appare poco più di una banalità. Certo, come riportiamo oggi, la responsabile del parco dell’Appia Antica è preoccupata: anni di lavoro per difendere un’area unica al mondo rischiano di essere vanificati da una valanga di abusi grandi e piccoli che non aspettavano altro che il condono per mettersi al riparo da ogni rischio.
Gli scempi non si sono mai fermati e periodicamente è arrivata la sanatoria: è successo nel 1973, nel 1985, nel 1994 e ancora nel 2003. A guardare bene i numeri non c’è da stupirsi: a Roma tra il 1985 e il 1994 sono state cinquecentomila le domande di sanatoria, alcune decine di migliaia sono ancora da smaltire. Negli uffici comunali del Torrino, dove sono accatastate le 90 mila pratiche romane dell’ultimo condono è diffusa la convinzione che un terzo possano essere false: cioè relative ad abusi che devono ancora essere fatti. Insomma pratiche che servono a mettere le mani avanti, a «prenotare» un’assoluzione per poter compiere il reato con tutta calma. Tanto per esaminarle tutte ci vorranno almeno dieci anni.
In questo clima da assalto alla diligenza, appare davvero difficile il ruolo di trincea affidato alle soprintendenze, che per questi condoni dovrebbero verificare la non violazione di vincoli archeologici e paesistici. A queste fragili strutture, con uffici sempre più sguarniti, bilanci ridotti all’osso e un carico di lavoro esorbitante, si chiede semplicemente l’impossibile. E al danno, come ha denunciato ieri Rita Paris, si aggiunge la beffa di un dialogo difficile tra le stesse soprintendenze: così quella ai beni architettonici non parla con quella ai beni archeologici e intanto gli abusi crescono.
All’orizzonte di questi uffici, che dovrebbero rappresentare l’architrave che «tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione» (articolo 9 della Costituzione), si profilano ora ulteriori interventi di «semplificazione», come quelli allo studio del ministero della Funzione pubblica. Ad esempio si propone di stabilire che, per fare lavori impegnativi anche in un edificio vincolato, basterà la dichiarazione d’inizio attività, introducendo il «silenzio-assenso» se una di queste soprintendenze non trova ragioni per intervenire. In breve tempo s’intende.
La «semplificazione» è sempre un concetto positivo, specialmente in un paese governato da un reticolo di leggi e regolamenti spesso in contraddizione. Ma oggi qualunque semplificazione rischia di apparire tardiva e un po’ comica: è semplicissimo farsi gli affari propri nelle aree archeologiche, nei parchi, nelle zone sottoposte a tutela. Rimaste ormai, quasi senza difesa.