di Laura Larcan,
Il Messaggero, ed. Roma, 02 agosto 2014.
Se il lago dell’imperatore Commodo svela i suoi segreti. Perché le sorprese possono riemergere (è proprio il caso di dirlo) anche dalle profondità di quella che per secoli è stata considerata solo un’oasi lacustre naturale al V miglio dell’Appia Antica, incastonata nella tenuta della Villa dei Quintili. È stata un’operazione di speleologia subacquea, infatti, a svelare che quel bucolico laghetto era in realtà una vasta piscina sommersa, alimentata da un complesso sistema di cisterne e pozzi.
Come a dire che Commodo (161-192 d.C.) aveva la sua personale piscina. Anche se, ad essere precisi, potrebbe averla ereditata, visto che le strutture sono datate all’età di Adriano. Ma si sa che il controverso figlio di Marco Aurelio fu talmente affascinato da questa residenza da far uccidere i legittimi proprietari, i fratelli consoli Quintili, e confiscarne la proprietà per poi trasformarla secondo i suoi vezzi. Sono state le recenti indagini di speleologia subacquea guidate da Giuliana Galli e Riccardo Frontoni, sotto la supervisione di Rita Paris (funzionario della Soprintendenza archeologica e responsabile della villa dei Quintili) a individuare una complessa struttura architettonica datata al II secolo d.C. che riscrive l’origine di questo lago.
“Questo specchio d’acqua nell’agro romano è legato da sempre all’immaginario del V miglio dell’Appia Antica – dice la Galli – non a caso è stato immortalato in varie stampe e disegni dal ‘500 in poi. Pensavamo che fosse un laghetto naturale perché il banco roccioso di basalto che contraddistingue l’area, su cui è costruita la villa, ha un carattere impermeabile e pertanto l’avevamo interpretato come la naturale conseguenza di secoli di ritenzione idrica della zona, dove c’è anche una falda acquifera”, conferma la Galli. Poi, però, ecco la sorpresa.
Tutto è cominciato con i recenti lavori di bonifica e di svuotamento dell’acqua della “conserva” a ridosso della grande cisterna della Villa dei Quintili. Da qui, i tecnici dell’Asso (Archeologia subacquea speleologia organizzazione) guidati da Mario Mazzoli, sono risaliti attraverso una rete di pozzi fino alla cosiddetta cisterna mediana, una struttura architettonica ipogea di cui è stato individuato il collegamento alle strutture murarie che sono state realizzate in basalto e rivestite internamente da intonaco di cocciopesto (tipico rivestimento impermeabile). “Il laghetto appare oggi vicino alla cisterna mediana – spiega ancora la Galli – punto strategico della Villa dei Quintili, dove l’elemento dell’acqua era quanto mai essenziale, quasi il leitmotiv della tenuta, visti i monumentali complessi termali della residenza imperiale”.
Le verifiche sulla cartografia antica ottocentesca sono state un tassello importante nella ricerca: “Abbiamo riscontrato che nel 1856 Luigi Canina (archeologo e architetto toscano ndr) già aveva intuito che nella zona ci fosse una piscina, ma alla sua interpretazione non avevano corrisposto prove archeologiche”, ricorda la Galli. Oggi, le testimonianze ci sono. Resta da capire l’esatto utilizzo della piscina: se per bagno di corte o come peschiera, per l’allevamento privato di pesce.