di Tomaso Montanari,
Il Fatto Quotidiano, 03 settembre 2013.
L’Appia Antica al terzo miglio. Castello e chiesa.
Cos’è l’Europa? Dov’è l’Europa? La posso toccare, vedere, respirare? Ci posso camminare dentro? L’Europa non è un’invenzione dei banchieri, non solo un simbolo sui nostri soldi, gli euro. E non è nemmeno un’idea astratta, un desiderio, o una speranza.
L’Europa è dentro di noi. È come una nostra mamma, a cui assomigliamo tutti: anche se non lo sappiamo. E, per trovarla, non importa andare molto lontano.
Prendiamo l’Appia, che i romani chiamavano la “Regina delle Strade”. Già duecento anni prima della nascita di Cristo collegava Roma a Brindisi, cioè alla Grecia. Ogni epoca si è specchiata nell’Appia: i primi cristiani ci scavarono le catacombe, gli artisti del Rinascimento e del Barocco andavano a cercarci un irripetibile insieme di arte e natura selvaggia. Oggi abbiamo l’Appia che ci meritiamo: per larghi tratti sfigurata dai gangsters che l’hanno resa uno dei santuari del cemento abusivo. Ma ancora bellissima: salvata dall’impegno di Antonio Cederna, e oggi difesa da un’archeologa coraggiosa come Rita Paris.
Ebbene, al terzo miglio dell’Appia Antica sei in Europa. Arrivando da Roma, superi la chiesa di San Sebastiano: e dopo poco, sulla sinistra, ecco la tomba di Cecilia Metella, che fu più o meno una contemporanea di Gesù. Non sappiamo bene chi fosse, ma certo suo padre e suo marito le vollero così bene da costruire un monumento degno di un faraone: un piccolo pantheon cinto di marmi, ornata di un fregio con tanti teschi di bue (da cui il nome con cui generazioni di romani hanno chiamato quel posto: Capo di Bove).
In pieno Medioevo questa tomba risorse a nuova vita: le spuntarono i merli, e diventò il torrione di un castello. Un nuovo signore aveva privatizzato questa parte dell’Appia: papa Bonifacio VIII Caetani, il grande nemico di Dante, che nella Divina Commedia gli prepara un posto all’Inferno.
In quel suo castello, il papa volle anche una chiesa: e la volle far costruire come quelle che aveva visto a Parigi e in Francia. La volle dedicare a San Nicola, come succedeva spesso in Francia per le cappelle dei castelli: perché a San Nicola era dedicata la cappella che Giustiniano si era costruito nel palazzo imperiale di Costantinopoli. E probabilmente la fece costruire a un architetto che lavorava a Napoli per i re di sangue e cultura francese, quelli che costruirono Santa Chiara e San Lorenzo.
A pochi minuti dal centro di Roma, sulla più antica strada per la Grecia, trovi una chiesa francese che guarda a Napoli e richiama Istanbul.
È l’Europa nel cuore dell’Italia: ed è uno dei posti più belli del mondo.