Proseguono gli interventi della Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma a difesa dei monumenti della Via Appia Antica.
IX miglio
Il Mausoleo di Gallieno
Nel mese di luglio scorso sono iniziati i lavori di restauro e consolidamento dell’imponente monumento sepolcrale collocato al IX miglio della via Appia noto come il sepolcro dell’imperatore Gallieno (253 al 268 d.C.). L’edificio, conosciuto anche come Torraccio del Palombaro, è stato identificato sulla base di quanto narrato dall’Epitome LX de Caesaribus nella quale lo storico Aurelio Vittore, vissuto nel IV secolo, indica il IX miglio come il luogo di sepoltura dell’imperatore Flavio Severo deposto nel 307 d.C. lì dove era sepolto anche l’imperatore Gallieno. Presso il IX miglio le fonti antiche ricordano anche la presenza della Statio ad Nonum, ossia un luogo di sosta per i viandanti.
Il sepolcro, costruito in laterizio, presenta un aspetto imponente nonostante nel corso dei secoli sia stato privato del suo rivestimento ed in parte anche del materiale con il quale era stato edificato. Da quanto si evince dalle tracce ancora visibili sulla muratura, era rivestito di marmo (opus sectile) e affresco. Esso si trova collocato sul lato destro della via Appia procedendo verso i Colli Albani, leggermente rialzato rispetto al piano stradale antico. E’ a pianta circolare e misura 18 m circa di diametro. Presenta la camera interna ripartita in quattro ambienti ai quali si accede attraverso un corridoio ortogonale alla strada. I vani, utilizzati originariamente per ospitare i sarcofagi monumentali, terminano con un’abside nella quale è stata ricavata un’apertura obliqua che affaccia all’esterno sul corridoio anulare. Tracce di pigmento rosso sono state individuate sulle pareti.
All’esterno, lungo il perimetro e in corrispondenza dei vani interni, vi sono quattro nicchie a pianta rettangolare coperte con volta a botte. Nel 2003, in occasione del primo intervento conservativo attuato dalla SSBAR, sono state rinvenute alcune sepolture terragne delle quali una ospitava più individui forse appartenuti allo stesso nucleo famigliare.
Negli ultimi mesi, le indagini archeologiche hanno messo in luce gran parte del corridoio anulare decorato anch’esso da nicchie a sezione rettangolare ricavate nello spessore del muro.
Il piano superiore, che è stato oggetto di un’approfondita ripulitura, mostra le tracce della preparazione per il pavimento in marmo che doveva essere costituito da un motivo geometrico policromo.
Alcuni particolari costruttivi e l’ampiezza dell’edificio, hanno spesso portato a confrontarlo con il mausoleo di Elena, madre dell’imperatore Costantino, sulla via Labicana e al c.d. Tempio di Minerva medica sull’Esquilino. I pregevoli reperti scultorei e decorativi in marmo che appartenevano alla decorazione del monumento e anche alla villa romana rinvenuta alle spalle del fabbricato recuperati tra il XVIII e il XIX secolo, sembrano confermare l’identità dell’edificio costruito in prossimità di una vasta tenuta appartenuta all’imperatore.
Le indagini archeologiche realizzate in questi mesi all’interno e all’esterno della struttura hanno mostrato che nei secoli l’edificio è stato sempre frequentato divenendo, tra il XVI e il XVII secolo, un annesso agricolo per il ricovero del bestiame.