Fu Napoleone stesso che, per la prima volta, ipotizzò di progettare un grande parco archeologico che avrebbe dovuto coprire tutta la regione compresa tra la Colonna Traiana e i Castelli Romani. Di fatto, però, fino alla metà dell'Ottocento il tratto della Via Appia Antica da Roma fino all’XI miglio si presentava ancora come una strada di campagna, la cui unica particolarità era la fila di sepolcri in rovina che la costeggiavano.
Desideroso di valorizzare i grandi sistemi catacombali e le basiliche della zona, fu Pio IX a lanciare un vasto piano di recupero dell’Appia Antica, così nel 1851 cominciarono i lavori condotti dall’architetto e archeologo piemontese Luigi Canina. Scopo del progetto era quello di sistemare il primo tratto della Via Appia fino al confine di Roma in modo tale che i visitatori potessero passeggiare lungo la strada ammirando i monumenti ai suoi lati, un po’ come si fa camminando per i corridoi dei musei, lungo cui sono disposte le opere d’arte. Per ottenere questa "musealizzazione all’area aperta", fu necessario prima di tutto espropriare una doppia fascia di 10 m per parte ai lati dell’antico tracciato stradale. L’area fu delimitata costruendo due recinzioni in muro a secco tipico della campagna romana e chiamato "macera", e lo spazio all’interno fu sistemato a prato. Questa prima parte del progetto fu portata a termine nel 1855, insieme al restauro dei monumenti che si trovavano fra le due macere.
Il sedime stradale fu ricostruito e, per evitare che venisse rovinato dal transito dei carri appartenenti ai proprietari delle tenute limitrofe, furono posti due cancelli alle estremità della via, lasciando in diversi punti del suo percorso alcuni passi riservati solo ai possidenti. Un guardiano fu posto a vigilare che queste disposizioni venissero rispettate e a controllare che non si verificassero più i frequenti atti di vandalismo di cui erano vittime i monumenti. Con i proprietari confinanti vennero conclusi accordi e convenzioni e fissato per alcuni "frontisti" il tributo da pagare per il transito concesso.
Le piantumazioni a verde dell’Appia Antica seguirono le opere di sistemazione avviate dal Canina. I primi cipressi e pini posti lungo la strada furono piantati per volere di Rodolfo Lanciani verso la fine dell’Ottocento, e più tardi Giacomo Boni si interessò alla piantumazione di altri pini lungo la passeggiata, cosicché il paesaggio che si presenta oggi a chi si incammina sull’Appia Antica è grossomodo quello che si poteva vedere cento anni fa.