La chiesa di San Cesareo de Appia che nel XVI secolo prese anche il nome di San Cesareo in Palatio perchè erroneamente identificata con lo scomparso oratorio di San Cesareo sul Palatino, ha origini molto antiche: nel sito fu dapprima edificata nell’VIII secolo un’aula di culto ad una sola navata, fornita di due piccole absidi (è di epoca medievale l’altra denominazione di San Cesareo in Turrim, con riferimento ad una torre che doveva sorgere nelle vicinanze, oggi perduta). Il singolare impianto fu rielaborato forse all’epoca di Bonifacio VIII, papa dal 1294 al 1303, quando fu realizzato il nartece di ingresso alla navata che fu ampliata e dotata di una sola abside in sostituzione delle precedenti. L’attuale aspetto della chiesa, che presenta interessanti affinità con la vicina chiesa dei SS. Nereo e Achilleo, risale al pontificato di Clemente VIII: il cardinale Baronio avviò una serie di radicali interventi in vista del Giubileo del 1600, consistenti nella sopraelevazione della chiesa e nel rifacimento della facciata che oggi presenta nella parte superiore timpano, paraste e finestrone ed in basso un portale d’ingresso ad edicola. Il riallestimento interno riguardò l’arredo cosmatesco con altare, ciborio, cattedra e ambone e la realizzazione di un ciclo di affreschi affidato al Cavalier d’Arpino con scene di vita di S. Cesareo, martire di Terracina. Allorchè a partire dagli anni Trenta del secolo scorso, le indagini eseguite per un ventennio al di sotto del piano pavimentale della chiesa misero in luce i resti di un impianto termale del II sec. d.C., costituito da due ambienti rettangolari con pareti in laterizio rivestite in marmo e pavimenti a mosaico bianco e nero, uno dei quali raffigurante Nettuno su un carro e le Nereidi, si ebbe l’inequivocabile testimonianza della straordinaria stratificazione del sito, nel quale in epoca romana era sorta un’importante domus, nel contesto di un’area che accolse le residenze di importanti famiglie senatorie (gli Aradi Rufini, imparentati con membri della gens Valeria).
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