di Laura Larcan,
il Messaggero, ed. Roma, 29 settembre 2014.
L’Appia Antica in balia dei saccheggiatori. A farne le spese, il Mausoleo di Gallieno del III secolo d.C., il possente monumento funerario che sorge all’altezza di Via di Fioranello, “incartato” da mesi dai ponteggi del cantiere di restauro della Soprintendenza ai beni archeologici. Bottino salato, per la tomba attribuita all’imperatore Gallieno morto nel 268 d.C. Le reti che separano l’antico edificio dalla strada sono state tagliate e divelte. Rubate oltre 60 traverse di ferro che sarebbero servite per montare le nuove impalcature intorno al monumento, e trafugati tutti i cavi di rame predisposti nella messa a terra del ponteggio intorno al perimetro del mausoleo. Ma al danno anche la beffa. L’operaio della ditta appaltatrice dei lavori, arrivato di mattina presto sul cantiere per svolgere una ricognizione, è stato fermato dai carabinieri convinti che fosse lì per prostituirsi. A nulla sono valse le spiegazioni dell’uomo, gli agenti l’hanno denunciato, anche perché in quel momento era sprovvisto di un documento che attestasse l’incarico istituzionale. La vicenda è avvenuta tre giorni fa, ma se ne è avuta notizia solo ieri. Oltre alla conta dei danni, anche l’umiliazione. Uno scambio d’identità che trova le sue ragioni nel degrado di questo tratto suburbano dell’Appia, in balia, notte e giorno, di traffici di prostituzione omosessuale. Condizione più volte denunciata dalla Soprintendenza. Inoltre, la sbarra predisposta dalla direzione dell’Appia che dovrebbe chiudere questo tratto di strada, viene trovata sempre aperta. Caso non da poco. Perché a fronte di risorse stanziate dalla Soprintendenza statale per consolidare il Mausoleo di Gallieno (pronti ora altri 350mila euro), le forze dell’ordine e l’Ente parco regionale dell’Appia Antica non riescono ad arginare il fenomeno della prostituzione. «All’altezza di Fioranello, c’è un continuo parcheggio di auto e traffici di prostituzione – denuncia la direttrice Rita Paris – Il problema è la carenza di controllo della strada. Il colmo è che un nostro operaio sia stato fermato perché scambiato per uno che si prostituiva». Viene da chiedersi se davvero l’Appia Antica sia un parco. Il patrimonio archeologico della Regina Viarum è in consegna alla Soprintendenza (con investimenti annuali da 3 milioni circa). Eppure appare perimetrato dall’area naturale protetta del parco regionale, che con i suoi guardiaparco ha il compito di monitorare. Un ruolo che, a fronte di una carenza di personale, fatica a produrre risultati.