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Sito ufficiale Parco Archeologico dell'Appia Antica

«L’Appia ritrova il Mausoleo perduto»

di Laura Larcan,
il Messaggero, ed. Roma, 03 novembre 2015.

E se l’Appia Antica nascondesse un piccolo “mausoleo di Augusto”? Un monumento sepolcrale gigantesco, che riproduce (seppur in scala ridotta) la tomba del primo imperatore di Roma? Stesso modello architettonico circolare, stessa decorazione scultorea con fregi dai motivi vegetali. Per gli archeologi è una suggestione forte. E il proprietario committente potrebbe diventare una storia nella storia. Un’iscrizione del I secolo dopo Cristo, rinvenuta a duecento metri dal monumento ricorda lo “scriba questorius Pompeius Maius”, nientemeno che il nobile funzionario dell’agenzia delle entrate (le tasse dell’epoca) dell’impero. Che abbia voluto sull’Appia un sepolcro simile a quello del suo imperatore? Siamo in uno dei punti più ameni dell’Appia, sul tratto dell’VIII miglio, all’altezza in linea d’aria con l’aeroporto di Ciampino. E qui fervono i lavori sotto la guida di Rita Paris, direttrice della Regina Viarum per la Soprintendenza Archeologica. «Eravamo partiti con un intervento sul sistema di smaltimento delle acque per risolvere il problema degli allagamenti, e siamo arrivati ad una importante scoperta», dice la Paris. L’area in questione prende il nome dal cosiddetto Tempio di Ercole. Sono stati gli scavi per vasche e canalette che hanno condotto gli studiosi a trovare la pavimentazione originaria del mausoleo.

«Il monumento non è stato mai indagato, è rimasto per secoli nascosto sotto strati di terra e vegetazione infestante – racconta l’archeologa Giuliana Galli – Ora è riaffiorato un imponente dado in blocchi quadrati di peperino che rappresenta la base, su cui si inserisce il colossale cilindro dal diametro di oltre venti metri, coronato da un altro corpo a forma di cono». Il modello è quello di Augusto. «Abbiamo ritrovato anche alcuni frammenti scolpiti a rilievo che costituivano l’apparato decorativo della facciata esterna – continua Galli – con tralci vegetali di acanto, fiori a quattro e cinque petali, tipica della fase augustea». Una conferma della datazione alla prima metà del I secolo d.C. L’obiettivo è renderlo visibile agli appassionati di archeo-trakking, ai camminatori del Giubileo. Il progetto non è isolato. L’Appia è al centro ora di un complesso intervento di risanamento promosso dal Soprintendente Francesco Prosperetti, che sta interessando tutto il tratto dal V all’VIII Miglio. «In campo – avverte Rita Paris – metodologie di elevata specializzazione e squadre di studenti dell’Università di Roma Tre». Un fermento di attività che sembra, d’accordo con la Paris, una scena del Rinascimento.