di Lidia Lombardi,
Il Tempo, ed. Roma, 28 marzo 2017.
Per il Parco Archeologico dell’Appia Antica, istituto autonomo nato un anno fa dalla riforma dei Beni Culturali che il ministro Franceschini sta attuando a tappe, c’è il direttore, ma né sede, né personale.
È il succo dell’incontro con Rita Paris, che dal 1996 si occupa della “regina viarum” ma che ora ne è stata nominata appunto direttore.
Ha voluto salutare così i colleghi con i quali ha lavorato dal 2004 a Palazzo Massimo, una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano, in contemporanea con l’impegno per l’Appia. E ha voluto mettere nero su bianco l’assurda situazione. «Da oggi guadagno un po’ di più ma non posso operare. Non ho sede, e per ora resto a Palazzo Massimo. Ma il peggio è che delle 132 unità previste non me ne sono state ufficialmente assegnate pressoché nessuna. Dovrebbero esserci archeologi, architetti, storici dell’arte, archivisti, vigilanti, amministrativi, tecnici. Eppure non è partita ancora la mobilità del personale. Significa che non si può elaborare il bilancio e neanche tagliare l’erba, ormai alta così».
Nel piano di Paris presentato al Collegio Romano (22 milioni di euro) molta carne al fuoco. Monumenti a fine restauro come l’acquedotto dei Quintili, altri da acquisire («Ci giungono lettere di proprietari pronti a vendere»), altri da avviare al risanamento o da scavare, leggi Tombe Latine e Villa dei Quintili, oltre a risanamenti, come in via di Fioranello. C’è poi l’idea di sperimentare gli ingressi gratuiti e la richiesta di modifica della viabilità, eliminando il traffico di attraversamento ma incrementando il servizio pubblico bus-navette. «Io sono pronta per lavorare ma il ministro deve darmi una mano. Altrimenti il Parco non decolla».