Per il 2018 dal Mibact finanziamento di 1,3, gli introiti dei monumenti arrivano a centomila euro l’anno, a cui bisogna togliere il 20% per il Mibact e la percentuale per il concessionario.
C’è un’Appia Antica delle meraviglie, quella dei monumenti recuperati come Santa Maria Nova o Cecilia Metella, dei mosaici strappati all’incuria dei privati come Capo di Bove, dell’agro romano che diventa paesaggio storico tra reperti come il parco che unisce la villa dei Quintili a Santa Maria Nova. E c’è ancora un’ Appia Antica terra di nessuno che combatte contro il degrado quotidiano e l’abbandono, che soffre per la mancanza di mezzi, come accade in quella porzione che parte da via di Fioranello e arriva fino a sotto i Castelli romani, dove l’immondizia è lasciata per terra, il basolato a volte è divelto o dissestato, il verde non viene curato. E se ci si viene la sera si scopre che la tomba di Galieno (non ancora completamente restaurata) viene usata come luogo di incontri mercenari.
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