L’11 novembre 1978 il Ministero dichiara l’interesse archeologico particolarmente importante di un rilevante monumento funerario in prossimità del fiume Almone, nella valle della Caffarella, e contestualmente istituisce una fascia di rispetto per salvaguardarne la prospettiva.
L’edificio, databile al II secolo d.C. ed erroneamente definito Colombario Costantiniano, è in realtà di un sepolcro a tempietto, che in origine doveva avere due colonne in antis su alto podio, oggi scomparse. La struttura, a due piani, è costruita in opera laterizia di ottima fattura, con mattoni gialli per le parti strutturali e rossi per i particolari decorativi. Il piano inferiore corrisponde alla cella funeraria, coperta a crociera e provvista di nicchie rivestite di lastrine marmoree, ognuna sormontata da finestre strombate. Il piano superiore doveva essere adibito alle cerimonie funebri. Nel medioevo, l’edificio viene trasformato in mulino; l’uso è documentato dal ritrovamento, sul pavimento della camera inferiore, di un condotto, regolato da una chiusa, per incanalare l’acqua, che faceva girare una macina.