Il 16 ottobre 1998 è una data molto importante per il Parco Archeologico dell’Appia Antica. È infatti il giorno dell’emanazione del decreto ministeriale di “inclusione dell'intera area costituita dal Parco dell'Appia Antica e delle zone limitrofe di Cava Pace, Tor Marancia, Tor Carbone, di Casale di Gregna-Anagnina e delle Capannelle-Barbuta tra le zone di interesse archeologico”.
Il testo del provvedimento, nel descrivere il territorio e i suoi resti archeologici, evidenzia l’eccezionale importanza archeologica e culturale del parco dell’Appia, per le sue “rilevanti presenze archeologiche monumentali, universalmente note” e “per le caratteristiche storico ambientali, uno dei luoghi più belli e suggestivi della campagna romana”.
Le “zone di interesse archeologico”, costituite da aree nelle quali viene riconosciuta la persistenza del paesaggio archeologico, sono oggi individuate, all’art. 142, comma 1, lettera m del vigente Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, quali beni paesaggistici tutelati per legge.
Introdotte per la prima volta nell’ordinamento dalla legge 431 del 1985, nota come legge Galasso, grazie anche alle battaglie culturali in cui hanno avuto un ruolo decisivo i movimenti ambientalisti e numerosi intellettuali, tra i quali Antonio Cederna, sono considerate come uno dei caratteri fondamentali della forma stessa del territorio italiano.