Il 28 aprile 1936, su proposta del Soprintendente ai Monumenti del Lazio, viene emanato dalla Direzione Generale per le Antichità e le Belle Arti del Ministero dell’Educazione Nazionale il provvedimento di tutela che dichiara di notevole interesse pubblico ai sensi della L. 11 giugno 1922 n.778 “il terreno alberato con piante d’alto fusto ed ortivo presso l’Arco di Druso” situato nei pressi di Porta S. Sebastiano e confinante con le antiche Mura e con il Parco degli Scipioni.
La legge del 1922 “Per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico” costituisce la prima legge organica di protezione delle bellezze naturali. Da qui ha origine la motivazione riportata nel decreto che tutela l’area “in relazione al valore decorativo che acquistano gli alberi ivi esistenti, considerati come elemento di bellezza naturale integrante un complesso architettonico, storico e paesistico di primo ordine”.
All’interno di questa ampia zona, delimitata dalle Mura Aureliane e da via di Porta San Sebastiano, sorgono infatti i tre colombari detti di Vigna Codini, riportati alla luce nella metà del XIX secolo e così definiti dal nome del proprietario del fondo, Pietro Codini.
I Colombari sono fra i più rilevanti e meglio conservati sepolcri a carattere collettivo diffusi a Roma tra la fine del I sec. a.C. e il I sec. d.C. e rappresentano una straordinaria testimonianza dell’area cimiteriale compresa fra la via Appia e la via Latina.
L’importanza di questo territorio, incuneato nella confluenza dei tracciati urbani della Via Appia e della Via Latina, è sempre stata nota e meritevole di attenzione. Il Piano di Sistemazione della Zona Monumentale Riservata di Roma, in ottemperanza alla Legge 14 luglio 1887, prevedeva l’esproprio dell’intera Vigna Codini per la riconversione in giardini pubblici e la realizzazione di percorsi lungo i principali monumenti.
Il Piano esprimeva un’idea moderna di fruizione del Patrimonio ma, fallita la previsione della legge, l’area rimase integra fino al 1938 quando gli eredi di Pietro Codini avviarono il frazionamento del terreno e la vendita di lotti edificatori, modificando così l’assetto dell’intera Vigna.
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